sabato 27 aprile 2013

Celiachia: e se fosse colpa degli Ogm?


Da qualche tempo, però, si fa strada un'ipotesi che, se confermata, avrebbe conseguenze molto importanti. E cioé che la celiachia possa essere dovuta al frumento modificato geneticamente

Fonte: http://scienza.panorama.it/salute/alimentazione/Celiachia-e-se-fosse-colpa-degli-Ogm

Leggi anche: La mia vita senza glutine
http://scienza.panorama.it/salute/alimentazione/Celiachia-la-mia-vita-senza-glutine

di Eleonora Lorusso

Aumentano in modo esponenziale le diagnosi di celiachia tra gli italiani, ma se si chiede quale sia la causa dell'intolleranza al glutine, i medici non sanno fornire risposte esatte. Solo pochi anni fa, nel foglio di dismissione dall'ospedale San Gerardo di Monza, i dermatologi che hanno in cura le forme di celiachia che riguardano la pelle rispondevano che è una malattia genetica, si può ereditare dai genitori, e se non ci sono parenti celiaci...c'è sempre un primo caso in famiglia! Da qualche tempo, però, si fa strada un'ipotesi che, se confermata, avrebbe conseguenze molto importanti. E cioé che la celiachia possa essere dovuta al frumento modificato geneticamente.

Tutto è nato dall'intuizione di Luciano Pecchiai, storico fondatore dell'Eubiotica in Italia e primario ematologo emerito all'ospedale Buzzi di Milano, che ha ipotizzato un nesso causa-effetto preciso tra modificazioni genetiche del frumento e celiachia. Proprio il frumento, infatti, con gli anni è "cambiato": da pianta ad alto fusto, è ora diventato "nano". Il processo di miniaturizzazione è stato reso possibile con una modificazione genetica, per evitare che la pianta si allettasse, cioé si piegasse verso terra col vento. 

Proprio partendo da questo dato di fatto Pecchiai ipotizza che la modificazione del frumento sia stata resa possibile attraverso l'alterazione di una sua proteina, la gliadina, alla base del malassorbimento del glutine nei celiaci. In gergo scientifico si dice che dalla gliadina si ottiene, per digestione peptica-triptica, una sostanza chiamata frazione III di Frazer, a cui è' dovuta l'infiammazione tipica dell'intestino di coloro che soffrono per intolleranza al glutine.

"È evidente"  sostiene Pecchiai "la necessità di dimostrare scientificamente una differenza della composizione aminoacida della gliadina del frumento nanizzato, geneticamente modificato, rispetto al frumento originario. Quando questo fosse dimostrato, sarebbe ovvio eliminare la produzione di questo frumento prima che tutte le future generazioni diventino intolleranti al glutine".

Un allarme importante, quello lanciato dal professor Pecchiai, che però evidentemente si scontra con interessi economici forti. Riconvertire la produzione di frumento, una volta avviata con successo, sarebbe impresa ardua. Ma restano i numeri altrettanto importanti dei celiaci in Italia: l'Associazione Italiana Celiachia stima che oggi gli intolleranti al glutine siano 400 mila, ma solo a 55 mila è stata diagnosticata la malattia rara. 

Malattia che però, stando ai ritmi di crescita, potrebbe presto perdere anche l'etichetta di "rara". Secondo il presidente dellAIC, Adriano Pucci, infatti, mentre fino a pochi anni fa l'incidenza della malattia era di un caso ogni 1.000/2.000 persone, oggi si viaggia a ritmi di 1 ogni 100/150 persone. Il problema è serio, anche per le complicazioni che la celiachia, se non curata, può dare agli intolleranti al glutine. 

Per i celiaci ad oggi l'unico trattamento possibile è una dieta che escluda il glutine. In questo ci sono stati notevoli miglioramenti nel corso degli anni, con la produzione di un maggior numero di alimenti privi di glutine, anche se molto costosi. Basti pensare che mezzo chilo di pasta costa mediamente più di 2 euro. Alcuni medici, poi, consigliano di evitare sostanze iodate e seguire una dieta priva di glutine. Ma se già è difficile evitare il glutine, aggiungere alla lista anche le sostanze iodate rende tutto più complicato. Non solo. Ora, con l'ipotesi che alla base della cliachia possa esserci una varietà di frumento geneticamente modificato, apre un nuovo scenario nel mondo dell'alimentazione. 

Da un lato l'Unione Europea va nella direzione di liberalizzare gli Ogm (il mais, tra gli alimenti che già sono stati trattati geneticamente, è alla base di moltissimi prodotti per celiaci). Dall'altro esistono già in circolazione altre varietà modificate di frumento, come il cosiddetto grano Creso, iscritto nel Registro Varietale nel 1974, in gran silenzio. Nel 1983 in Italia il 20% del grano era ormai coltivato col Creso e solo un anno dopo si seppe che quella varietà era stata ottenuta con una modificazione, sviluppata presso il centro di studi nucleari della Casaccia. Come si seppe altri 6 anni dopo, quel grano era il risultato di un incrocio di laboratorio tra il messicano Cymmit e una linea mutante ottenuta trattando varietà con raggi X. Per altre varietà ancora sembra che fosse stato utilizzato un trattamento termico. Insomma, genetica allo stato puro applicata ai cibi. Sugli effetti di queste modificazioni, però, nessuno ha prodotto studi, anche perché le ricerche vanno sostenute economicamente e naturalmente l'interesse ad approfondire manca.

Che le intolleranze ne possano essere un effetto?

lunedì 8 aprile 2013

Salute: la carne rossa fa male al cuore per colpa della “carnitina”, molto usata nel mondo dello sport


Domenica 7 aprile 2013, 20:08 di Peppe Caridi
Fonte: http://snipurl.com/26sgyy2

Ecco forse il vero colpevole degli effetti deleteri della carne rossa: la ‘L-carnitina’, amminoacido presente in questa tipologia di carne, reso famoso dai mondiali dell’82 quando si disse che era stato il segreto della vittoria azzurra. In una ricerca pubblicata sulla rivista Nature Medicine la L-carnitina, oggi molto utilizzata dagli sportivi – forse incautamente alla luce di questo studio – e’ risultata legata a rischio cardiovascolare. Lo studio e’ stato condotto su un campione di individui e su topolini da Stanley Hazen della Cleveland Clinic Foundation. Il consumo di carne rossa e’ associato ad aumento della mortalita’ per molte cause tra cui cancro e malattie cardiovascolari. Gli ”ingredienti” della carne rossa finora additati come responsabili degli effetti deleteri di questo cibo sono grassi saturi e colesterolo; ma forse bisogna guardare altrove per rintracciare i veri ”veleni” della carne rossa. Infatti gli esperti hanno visto che la L-carnitina viene trasformata in una molecola tossica, l”ossido di trimetilammina (TMAO), da alcuni batteri presenti nella flora intestinale delle persone che consumano carne (ma non in quella di vegetariani e vegani). Ed hanno visto che le persone che hanno nel sangue alti livelli sia di carnitina sia di TMAO hanno un rischio cardiovascolare piu’ elevato. La carnitina farebbe male proprio perche’ trasformata in TMAO. Gli scienziati hanno eseguito degli esperimenti sui topolini e visto che anche negli animali la carnitina viene metabolizzata da alcuni batteri intestinali e trasformata in TMAO; inoltre che e’ associata a malattia cardiovascolare. Secondo gli esperti alla luce di questo studio e’ quanto meno da ripensare il legame tra consumo di carne rossa e malattie cardiovascolari: potrebbe essere la carnitina a spiegarlo, piuttosto che colesterolo e grassi saturi.

USA, addio alla carne: i vegani raddoppiati negli ultimi tre anni


Giovedì, 04 Aprile 2013

Google Trends: crescita notevole dell'interesse

Fonte: http://www.nelcuore.org/blog-associazioni/item/usa-4.html

Con personaggi influenti come l'ex presidente Usa Bill Clinton che ha annunciato il proprio entusiasmo per una dieta vegana e celebrità come Justin Timberlake che canta "Bring it on down per Veganville", sembrerebbe che il veganismo stia diventando sempre più diffuso. Secondo Google Trends, l'interesse del pubblico per la dieta vegana è più alto che mai. E' in aumento il numero di persone alla ricerca del termine "vegano" sul motore di ricerca più importante del mondo. Il picco, quota 100, indica l'interesse più alto mai raggiunto, che per questo termine è stato toccato lo scorso marzo. E non solo: uno studio, commissionato nel 2012 dal Vegetarian Resource Group e realizzato da Harris Interactive, ha rilevato che il 2,5 percento degli americani si è definito "vegan", rispetto all'1 percento nel 2009. Guardando questi ultimi numeri, sembra di non essere di fronte ad una crescita accentuata, ma per comprendere il fenomeno basta considerare il fatto che il numero dei vegani è più che raddoppiato in soli tre anni.

L'anno scorso, Mark Bittman ha scritto su The New York Times che la domanda americana di carne è stata in costante diminuzione, con le proiezioni del Dipartimento dell'Agricoltura che mostrano un ulteriore calo. Più di recente, dopo che lo scandalo della carne di cavallo, soprattutto in Europa, ha suscitato indignazione pubblica, le vendite di prodotti senza carne sono salite.

Il crescente interesse potrebbe dipendere dall'esplosione delle celebrità vegan negli ultimi anni. Tuttavia, siamo davanti ad una tendenza più significativo. Alcuni studi hanno recentemente collegato il veganismo ad una varietà di effetti benefici sulla salute a tutto tondo: da una migliore salute del cuore ad un controllo più efficace degli zuccherri, fino all'abbassamento dei tassi di obesità. Ridurre il consumo di carne, tra l'altro, è anche vantaggioso per l'ambiente.